- I soldati russi hanno costruito 60 chilometri di trincee a est del Dnipro per arrestare l’avanzata degli ucraini e resistere all’inverno, ma non possono sfuggire ai droni di Kiev.
- Le forze di Mosca riprendono a usare i droni iraniani, fermi a causa delle basse temperature, e continuano a colpire le infrastrutture energetiche dell’Ucraina per lasciare le città al buio e al freddo.
- Intanto in Francia si è svolta una conferenza internazionale per uinviare aiuti umanitari in Ucraina e per pensare alla ricostruzione del paese una volta terminata la guerra.
Con l’arrivo dell’inverno e la perdita della città di Bakhmut, le forze russe hanno cambiato strategia, puntando sulla costruzione di trincee e ostacoli anti carro a est del fiume Dnipro. La scelta di trincerarsi lungo la sponda orientale si è rivelata necessaria per fermare l’avanzata ucraina e rendere meno efficaci nuovi attacchi contro le forze russe. L’utilizzo delle trincee richiama alla memoria i conflitti del passato e in particolare la Prima guerra mondiale, ma da allora le tecnologie e le armi impiegate sono molto cambiate, rendendo meno impenetrabili le fortificazioni militari realizzate dalla Russia.
Le trincee sono infatti utili per proteggersi dai colpi di artiglieria, strumento largamente utilizzato da entrambe le parti fin dalle prime fasi della guerra, e dagli attacchi diretti, ma non sono impenetrabili ai droni.
I velivoli senza pilota, di cui l’Ucraina dispone ormai ampiamente, sono in grado di identificare le trincee dall’alto e di attaccare le postazioni della Russia, continuando così ad infliggere danni e perdite alla controparte russa.
Per compiere questo tipo di operazioni, alle forze ucraine basta utilizzare dei droni commerciali come quelli prodotti dall’azienda cinese DJI, a cui viene attaccata una granata anti persona da usare contro i militari russi. Nonostante le difficoltà, Mosca ha ugualmente optato per una guerra di trincea perché punta a congelare il conflitto nei prossimi mesi così da ridare fiato alle proprie truppe e rafforzare le postazioni ancora in mano ai suoi soldati.
La vita di trincea però rischia di fiaccare il morale dei militari russi, che devono fare i conti con il freddo, il fango, la minaccia che arriva dall’alto e con i sabotaggi portati avanti dalla controparte ucraina.
Le linee di rifornimento
Nel tentativo di indebolire l’esercito russo, i soldati di Kiev hanno puntato sulla distruzione delle linee di rifornimento di carburante, indispensabile per far muovere i mezzi ma anche per tenere al caldo le truppe. Con l’arrivo dell’inverno sono aumentate le richieste di diesel da parte delle truppe russe, ma allo stesso tempo si sono intensificati anche gli attacchi ucraini contro i camion cisterna che trasportano il carburante.
Oltre al problema derivante dalle strade ghiacciate e dalla neve, quindi, l’esercito russo deve anche fare i conti con le offensive degli ucraini contro le sue linee di rifornimento. La maggior parte del carburante infatti arriva alle truppe russe tramite camion cisterna vulnerabili agli attacchi ucraini, come si è visto negli ultimi mesi.
Allo stesso tempo, le forze di Kiev hanno distrutto in più occasione i depositi russi installati nelle zone più interne del paese durante l’avanzata, infliggendo danni significativi alle truppe della Federazione.
La scelta di costruire delle trincee e di assumere una posizione maggiormente difensiva potrebbe essere stata dettata anche dai problemi nell’approvvigionamento di carburante.
La mancanza di diesel rende più difficile per le truppe russe condurre operazioni di attacco e avanzare agilmente in Ucraina. Anche la vita di trincea però richiede una fornitura di diesel stabile per evitare che i soldati si ammalino o muoiano per il troppo freddo, il che rende le linee di rifornimento uno dei bersagli privilegiati degli ucraini.
I droni iraniani
Le truppe russe però non si sono limitate a trincerarsi sul lato orientale del fiume Dnipro. Dopo tre settimane di stop, i soldati della Federazione hanno ripreso a usare i droni di fabbricazione iraniana per colpire la controparte ucraina. I russi avevano sospeso gli attacchi con gli Shahed-136 a causa delle basse temperature, ma dopo un’adeguata modifica per resistere al freddo sono tornati sul campo di battaglia.
Come riportato dall’Institute for the Study of War, i velivoli senza pilota iraniani sono stati usati per colpire Kiev, Dnipropetrovsk, Poltava, Zhytomyr, e l’oblast di Zaporizhia. Secondo il ministro della Difesa britannico, i russi avrebbero anche ricevuto nuove batterie di Shaed-136 dall’Iran, ma la notizia non è stata ancora verificata.
Gli attacchi russi si sono diretti ancora una volta contro centrali elettriche, linee dell’alta tensione, impianti per il riscaldamento e acquedotti dell’Ucraina con l’obiettivo ultimo di danneggiare la popolazione civile e fiaccarne il morale.
Nelle città si verificano con sempre maggiore frequenza blackout, manca l’acqua corrente e gli impianti di riscaldamento non funzionano come dovrebbero. La situazione è particolarmente difficile a Odessa, dove più di un milione e mezzo di persone sono rimaste senza elettricità, secondo quanto riferito in un videomessaggio dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
La ricostruzione
Gli attacchi russi contro obiettivi civili hanno riportato l’attenzione internazionale sulla ricostruzione del paese nel periodo postbellico, oltre che sulla più immediata fornitura di aiuti umanitari.
Ad esprimersi sul tema è stato di recente il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha promesso di fornire assistenza umanitaria all’Ucraina per aiutarla ad affrontare l’inverno. Ma a interessarsi del futuro del paese è soprattutto la Francia.
L’Eliseo ha organizzato ieri una conferenza internazionale sull’Ucraina al fine di riunire i capi di stato e di governo e discutere della ricostruzione del paese, oltre a stabilire tempi e modalità per un sostegno umanitario e finanziario più immediato.
Il presidente francese punta a un miglior coordinamento tra i donatori internazionali per sostenere il popolo ucraino nella fase invernale del conflitto, allargando anche il meccanismo di protezione civile dell’Unione europea ad altri stati e organismi internazionali, ma non solo.
Macron guarda anche alla fase post bellica e al ritorno economico che intestarsi la ricostruzione della nuova Ucraina, più all’avanguardia rispetto a quella distrutta dalla guerra, può garantire alle aziende francesi, oltre che al prestigio stesso del proprio governo.
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