Gli Usa e l’Ue vogliono allontanare Algeri dall’orbita russa, ma il paese nordafricano ha bisogno della protezione di Mosca contro la minaccia jihadista nel Sahel, un’area da cui le truppe occidentali continuano a ritirarsi
- Gli Usa e l’Ue vogliono allontanare Algeri dall’orbita russa alla luce del conflitto in Ucraina e dei nuovi accordi sul fronte energetico per sostituire il gas russo con quello algerino, ma si tratta di uno scenario difficilmente realizzabile.
- L’Algeria teme la minaccia jihadista che viene dal Mali, ma l’unica potenza al momento in grado di garantirne la sicurezza è la Russia, presente nell’area anche con il gruppo Wagner.
- Gli Stati Ue ed occidentali, presenti in diverse missioni tra cui Minusma, si stanno invece ritirando sempre di più dal Mali e dal Sahel, a tutto vantaggio di Mosca
L’Algeria è diventato territorio conteso tra Russia ed Europa quando i paesi dell’Ue hanno cercato nel continente africano un’alternativa alle fonti energetiche russe.
L’Unione però deve fare i conti con i limiti delle proprie politiche in Africa e con la consolidata presenza della Federazione russa, tuttora in espansione nonostante i contraccolpi della guerra.
A rafforzare ulteriormente il legame tra Algeria e Russia è stata l’esercitazione militare congiunta Desert Shield tenutasi a metà novembre al confine con il Marocco e che ha visto il coinvolgimento di 200 soldati russi e algerini. Ma non è tutto.
Nei prossimi mesi è prevista anche la firma tra Algeri e Mosca di un nuovo accordo di cooperazione militare che fa seguito a quello siglato a metà anno dal governo algerino per l’acquisto di materiale bellico russo per un valore di 7 miliardi di dollari.
La Russia d’altronde è da anni il primo paese esportatore di prodotti militare in Algeria e il governo russo spera che questo tipo di relazione continui a crescere anche in futuro, nonostante i problemi che l’industria della Federazione sta avendo a causa delle sanzioni occidentali.
A far ben sperare la Russia è la decisione dell’Algeria di raddoppiare il budget del 2023 per la difesa, arrivato a circa 23 miliardi, con l’obiettivo di ammodernare a migliorare le proprie forze armate, fortemente dipendenti dai prodotti russi e non particolarmente avanzate.
In realtà il governo guidato dal presidente Abdelmadjid Tebboune punta a diversificare i suoi fornitori, come dimostrano le ultime acquisizioni.
Oltre ad essersi dotata dei droni cinesi, l’Algeria ha ricevuto da Pechino la prima batteria di missili anti-navi YJ-12E, ordinata al posto dei russi 3K55 Bastion, e ha acquistato anche i velivoli senza pilota di fabbricazione turca.
Algeri inoltre è interessata ai droni iraniani Shahed-136, impiegati dalla Russia nella guerra in Ucraina, secondo quanto riportato dal North Africa Post.
Il processo di diversificazione però è ancora agli inizi e la Russia resta di gran lunga il maggior esportatore di materiale militare in Algeria, oltre che nel continente africano. Un primato a cui Mosca non ha intenzione di rinunciare.
Armi e sicurezza
Il consolidamento dei rapporti tra Algeria e Ue in ambito energetico in contrapposizione alla Russia sembrava il preludio di uno spostamento del paese africano verso l’orbita occidentale, ma così non è stato.
Algeri si è posta come alternativa al gas russo, ma sul piano internazionale non ha mai preso posizione contro Mosca, come si è visto anche in occasione delle votazioni in sede Onu contro la Federazione.
La Russia dal suo canto ha tutto l’interesse nel mantenere saldi i rapporti con Algeri – pur non essendo in grado di imporre il proprio volere come in passato a causa dei problemi derivanti dall’imposizione delle sanzioni occidentali – e lo stesso paese nordafricano ha ancora bisogno della Federazione.
A preoccupare il governo di Tebboune è la minaccia jihadista che viene dal Mali, paese guidato dal 2021 dal Colonello Assimi Giota, arrivato al potere a seguito di un colpo di Stato e sempre più ostile nei confronti delle missioni internazionali attive sul suo territorio.
Dal 2013 l’Onu è presente con circa 12 mila soldati all’interno della missione Minusma, ma il suo contingente continua a restringersi anno dopo anno e il mandato potrebbe terminare prima del previsto.
Dopo l’abbandono di Francia e Regno Unito, oltre che di Costa d'Avorio e Benin, anche la Germania ha ordinato il ritiro completo delle proprie truppe entro maggio del 2024. L’Italia, invece, è ancora attiva sia in Minusma che nelle missioni Eutm Mali ed Eucap Sahel Mali e sembra intenzionata a restare nonostante il peggioramento della situazione sul terreno.
A dare il via a questa catena di ritiri è stato l’avvicinamento del Mali alla Russia e l’arrivo nel paese del gruppo Wagner, impegnato contro lo Stato islamico e i gruppi jihadisti del Sahel.
Proprio il ruolo giocato dai mercenari russi e da Mosca nella lotta contro il terrorismo ha reso ancora più necessario per l’Algeria il mantenimento di buoni rapporti con il presidente Vladimir Putin.
Il fallimento delle missioni internazionali ed in particolare di quelle francesi in Mali e nel Sahel sta quindi giocando a favore di Mosca, che ha avuto così l’opportunità di espandere ulteriormente la sua presenza nel continente africano e di legare a sé quei paesi su cui convergono anche gli interessi occidentali.
Gli Usa e l’Ue premono in realtà affinché l’Algeria rompa o quantomeno raffreddi i propri rapporti con la Russia alla luce del conflitto e dei nuovi accordi sul fronte energetico, ma un simile scenario al momento è altamente improbabile: Algeri ha bisogno della Russia per il mantenimento della sua forza militare così come per la sua sicurezza e il fallimento delle missioni internazionali del Sahel non è certo di aiuto.
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