Mercoledì 8 maggio, l’azienda farmaceutica AstraZeneca ha annunciato di avere iniziato a ritirare dal commercio in tutto il mondo il suo vaccino contro il Covid-19, chiamato Vaxzevria, a causa di una «eccedenza di vaccini aggiornati disponibili».

Ma si è scordata di aggiungere che questi vaccini aggiornati, prodotti dalle case concorrenti, “sono migliori e più sicuri del nostro”, motivo per cui non lo compra più nessuno.

Molti vi stanno raccontando che il ritiro dal commercio del vaccino AstraZeneca è una sconfitta della scienza, i No-vax gioiscono, i giornali di certa destra sono in tripudio. Ma si sbagliano.

Chiariamo un po’ di cose. Innanzitutto, è vero che il vaccino AstraZeneca – come ogni farmaco o vaccino in commercio – di rado causa effetti collaterali che possono essere, per fortuna in casi rarissimi, letali.

Nella fattispecie, esso può provocare una trombosi dei seni venosi cerebrali o polmonari che se non curata in tempo può portare alla morte in circa un caso ogni 500mila dosi.

Certo, la morte di ogni singolo essere umano è una tragedia, ma quante vite hanno salvato questi vaccini, AstraZeneca compreso? Uno studio scientifico pubblicato poche settimane fa, il più ampio del genere e condotto su 99 milioni di individui, dal titolo I vaccini contro il Covid-19 e gli eventi avversi di speciale interesse, ha stimato che abbiano salvato la vita a 1 milione di persone in Europa e a più di 14 milioni in tutto il mondo.

Persino la cara vecchia aspirina può provocare emorragie talora mortali con frequenza simile, eppure nessuno si sogna di non prenderla. Anche i vaccini influenzali ora in commercio possono indurre effetti avversi letali, eppure continuiamo a somministrarli.

La verità è che il vaccino AstraZeneca, sebbene sia in qualche raro caso letale, è efficacissimo nel prevenire i casi gravi e i decessi causati dal Covid, ma è stato superato dai vaccini a Rna di ultima generazione sviluppati per la prima volta nella storia dalle case farmaceutiche Pfizer e Moderna, che sono ancora più efficaci e sicuri.

Il percorso della scienza

Nella scienza funziona sempre così: arriva sempre una nuova scoperta – un nuovo farmaco o un nuovo vaccino migliore – che soppianta quelli precedenti. Da principio, per vaccinare un essere umano contro un virus gli si inoculava un virus “attenuato”, cioè “vivo”, quasi identico a quello selvaggio “cattivo” che provocava la malattia, ma indebolito: l’immunità contro questo virus indebolito proteggeva anche da quello cattivo.

Però, alcuni di questi virus “buoni” potevano mutare ridiventando “cattivi”, e spesso provocavano effetti collaterali gravi o persino la morte. Allora, gli scienziati svilupparono vaccini a virus “inattivato”, che cioè contenevano virus identici a quello selvaggio ma “morti”, cioè incapaci di replicarsi e di mutare, che attivavano il nostro sistema immunitario provocando un numero inferiore di effetti avversi gravi.

In seguito, gli scienziati hanno sviluppato i vaccini a cosiddetto vettore virale, come il vaccino AstraZeneca contro il Covid: esso contiene un adenovirus dello scimpanzè, innocuo per l’uomo e per di più inattivato, nel cui Dna è stata inserito il gene della proteina Spike del coronavirus.

Quando ci vacciniamo, questo adenovirus modificato inietta il suo Dna all’interno di certe nostre cellule specializzate vicino al sito di inoculo, che si mettono a produrre la proteina Spike del coronavirus e poi la espongono sulla loro membrana: in questo modo i linfociti del nostro sistema immunitario imparano a reagire contro la proteina Spike del coronavirus, e se il virus vero penetra nel nostro corpo lo uccidono.

I vaccini Rna

Infine, per la prima volta contro il Covid gli scienziati hanno sviluppato i vaccini a mRna, che sono costituiti da microscopiche goccioline di lipidi contenenti l’Rna con l’istruzione per la proteina Spike del coronavirus, queste si fondono con le nostre cellule vicino al sito di inoculo, che si mettono a produrre la proteina Spike del coronavirus e poi la espongono sulla loro membrana, così il nostro sistema immunitario impara a reagire contro di essa e a uccidere il virus.

I vaccini a Rna sono pressoché perfetti: riescono a scatenare la nostra risposta immunitaria e in più, essendo costituiti solo da molecole inerti come lipidi e Rna – provocano meno effetti avversi di qualsiasi altro vaccino precedente.

Katalin Kalikò e Drew Weissman, i due scienziati che li hanno ideati, sono stati giustamente premiati col Nobel. Quando Pfizer e poi Moderna, tra la fine 2020 e i primi mesi del 2021, hanno messo sul mercato i loro vaccini a Rna, il vaccino AstraZeneca a vettore virale è apparso subito antiquato.

Quando poi, a pochi mesi dal lancio, gli scienziati hanno scoperto che esso provocava pure gravi effetti collaterali, nessuno ha più voluto comprarlo, visto che c’erano a disposizione i vaccini a Rna più sicuri ed efficaci.

Effetti collaterali

Già a inizio marzo 2021, alcuni scienziati norvegesi si erano accorti che tra gli individui ai quali era stato inoculato il vaccino AstraZeneca a pochi giorni dalla prima dose si manifestava con una frequenza superiore alla norma una trombosi solitamente rarissima dei seni venosi cerebrali o di altri distretti, a cui si associava una grave piastrinopenia – cioè una deficienza di piastrine, le cellule responsabili della coagulazione del sangue – e una porpora – cioè una serie di macchie emorragiche color porpora a livello della cute; perciò il governo norvegese aveva immediatamente deciso di sospenderne l’uso.

ll 15 marzo quello tedesco aveva preso la stessa decisione, seguito a poche ore di distanza da quello francese, da quello italiano e da quelli di molte altre nazioni del mondo. Ora sappiamo che questo particolare effetto avverso, chiamato «trombocitopenia trombotica immune indotta dal vaccino», avviene perché in rari sfortunati pazienti il Dna del vettore virale all’interno dei vasi forma complessi con una molecola secreta dalle loro piastrine – chiamata PF4 –, contro i quali reagiscono alcuni anticorpi prodotte dai loro linfociti impazziti, che scatenano la formazione disseminata di coaguli e le gravi trombosi atipiche. (Che sono quasi tutte curabili, se prese in tempo).

Da quel momento, il vaccino AstraZeneca non l’ha voluto più nessuno, e le sue vendite sono crollate. Così, il 28 aprile di quest’anno per la prima volta AstraZeneca ha ammesso – in un documento ufficiale presentato durante la class action intentata da un centinaio di famiglie di fronte all’alta Corte inglese – che il suo vaccino contro il Covid «può, in casi rarissimi, provocare una sindrome trombotica con trombocitopenia», e a marzo di quest’anno ha deciso volontariamente di ritirare l’autorizzazione alla vendita del suo vaccino concessa dall’Ue.

Infine, il 7 maggio l’Ema – l’Agenzia europea per le medicine – ha emesso una nota in cui informa che il vaccino AstraZeneca non è più autorizzato per l’uso.

Quindi, il vaccino Astrazeneca può causare gravi effetti collaterali e la morte – in casi rarissimi – ma se altri scienziati non avessero sviluppato i vaccini a Rna, più efficaci e sicuri, nessuno l’avrebbe ritirato dal commercio e noi avremmo continuato imperterriti a utilizzarlo. È una vittoria della scienza, non una sua sconfitta.

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