Guido Crosetto, da pochi giorni nuovo ministro della Difesa, nel 2021 ha incassato da Leonardo 619 mila euro in consulenze. La somma girata dal nostro colosso degli armamenti al fondatore di Fratelli d'Italia risulta in pratica superiore allo stipendio garantito al presidente della partecipata, che lo stesso anno ha preso 504 mila euro. Leonardo è tra le prima aziende fornitrici del dicastero ora guidato da Crosetto.

Non solo. Alla cifra datagli dalla società controllata dal ministero dell'Economia, secondo i documenti consultati da Domani, bisogna aggiungere altri 82 mila euro incassati da Orizzonte Sistemi Navali, altra azienda controllata da Fincantieri e Leonardo. Più altri 200 mila euro versati all'ex lobbista da spa con soci privati e pubblici, tutte impegnate nel settore difesa.

Crosetto in pratica ha guadagnato l'anno scorso poco meno di un milione lordo, incassati tutti a partita iva o con redditi da lavoro a tempo determinato. A questi introiti vanno aggiunti gli utili della società di lobbying Csc & partners, aperta nel 2021 con il figlio e con la moglie: altri 178 mila euro, adesso la società verrà chiusa. Il bilancio depositato non dice se anche il giro d'affari della srl sia frutto di contratti con Leonardo o con altre imprese che hanno chiesto la consulenza della famiglia del neo ministro.

Gli introiti da favola del 2021 non sono un'eccezione: Crosetto è consulente di Leonardo dal 2014 e da anni ha contratti con varie aziende che gli consentono (lecitamente) di guadagnare somme notevoli da quasi due lustri. Questo grazie anche al ruolo di presidente di Aiad, l'associazione confindustriale che rappresenta le aziende del comparto difesa e aerospazio.

Tra Aiad e Leonardo

A chi evidenzia che passare senza soluzione di continuità dal ruolo di lobbista che tutela chi deve “vendere” sistemi di difesa a titolare di un ministero che fa gare per “comprare” armi sia un perfetto esempio di conflitto di interessi potenziale, Crosetto risponde secco: «Io non ho alcun conflitto di interessi, querelerò chiunque lo affermi. Ho lasciato ogni incarico come prevede la legge. Guadagnerò il 90 per cento in meno del mio reddito, pretendo almeno rispetto».

La legge Frattini che regola la possibile commistione tra interessi privati e azione politica di chi ha incarichi di governo prevede alcuni limiti, ma in effetti mancano norme che vietino a imprenditori che hanno lavorato in settori specifici, una volta lasciato gli incarichi, di sedere su poltrone ministeriali che decidono sul settore economico di provenienza. Qualcuno dirà che esiste un buco normativo, ma in punta di diritto Crosetto può sedere fino a prova contraria sulla sedia dove lo ha voluto Meloni.

La Frattini è legge scritta con l'acqua di rose, ed è noto che sono molti i ministri che in passato sono stati accusati di conflitto di interesse per motivi plurimi: da Federica Guidi a Vittorio Colao, da Maria Elena Boschi a Carlo Calenda, fino a Stefano Cingolani (proveniente sempre dall'ex Finmeccanica dove è tornato) e al principe di ogni conflitto Silvio Berlusconi.

Sentito da Domani, Crosetto non nega di aver avuto compensi da Leonardo, ma spiega che era «lì come advisor in quanto presidente dell'Aiad. Per intenderci, io non avevo un ufficio a Leonardo, e non rispondevo a nessuno in Leonardo. Il mio compenso e il tipo di lavoro che svolgevo sono due cose distinte, nate dal fatto che il presidente dell'Aiad è indicato dalle aziende associate. Io sono stato indicato da Leonardo, che mi pagava per quell'incarico». In pratica, il ministro dice che se anche lo pagava l'ex Finmeccanica, non lavorava per loro. Ma per Aiad, che per statuto non garantisce compensi al suo numero uno.

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Burocraticamente, sembra un gran pasticcio. In merito ai bandi multi-milionari che dovrà indire dalla Difesa per gare su armi e sistemi di sicurezza, il ministro aggiunge: «In questi nove anni io sono andato in giro per il mondo con i ministri della Difesa a vendere all'estero i nostri prodotti, ma solo come presidente dell'Aiad. Non ho mai venduto allo stato italiano prodotti di Leonardo. E da ministro della repubblica non mi occuperò direttamente degli acquisti, perché li fanno i militari».

Decisione Quirinale

Se è vero che i bandi vengono messi a punto dal segretariato generale della Difesa, organismo oggi guidato dal generale Luciano Portolano, è sicuro pure che i membri vengono indicati al premier dal ministro. Quello di Crosetto appare quantomeno una palese questione di opportunità, che pone il politico in una posizione delicata. L'Aiad, finora rappresentata da lui, dovrà infatti interloquire con il ministero della Difesa, ora guidato Crosetto. Allo stesso modo le varie aziende del settore, che fino a pochi giorni fa beneficiavano dei suoi expertise ben pagati.

Anche il Quirinale conosceva i rischi di polemiche feroci in caso di una sua nomina, mentre Giorgia Meloni inizialmente aveva ipotizzato come ministro a Palazzo Baracchini un altro suo fedelissimo, Adolfo Urso, mentre Crosetto sarebbe dovuto andare allo Sviluppo economico. All'ultimo miglio, però, le poltrone sono state invertite: su Urso troppi i dubbi del Quirinale e degli alleati internazionali, per via di alcuni vecchi affari fatti da una sua società di consulenza in Iran e per la compagna, che è di nazionalità russa.

Sergio Mattarella e Meloni hanno dunque preferito a Urso l’atlantismo di ferro di Crosetto, l'affidabilità internazionale dello stesso e i rapporti eccellenti che l'ex lobbista ha con il mondo militare, che lo considera uomo serio e preparato. Sul conflitto di interessi potenziale, come già accaduto in passato, la logica usata dal Quirinale è semplice: non conta tanto il pregresso, ma quello che accadrà da ora in poi.

A sei zeri

Ragionamento che però molti non condividono. Anche perché il peso specifico che Crosetto ha nel settore della difesa è notevole. Dai documenti letti da Domani, risulta che il ministro dal 2018 al 2021 ha percepito solo da Leonardo 1,8 milioni di euro. Ma come è arrivato il politico a guadagnare cifre così importanti?

Dopo aver fatto il sottosegretario alla Difesa nel governo Berlusconi IV, a fine 2012 Crosetto esce del Pdl e fonda con Meloni Fratelli d'Italia. Alle elezioni politiche del 2014 non viene eletto, e – come è noto – nel settembre 2014 diventa presidente di Aiad. Ora, carte alla mano risulta che la sua collaborazione di advisor del colosso degli armamenti inizi in contemporanea all'incarico all'associazione confindustriale, nel settembre del 2014, in qualità di «dipendente a tempo determinato».

Non conosciamo l'entità dei suoi primi compensi, ma è certo che nel 2018 percepisca 432 mila euro tondi tondi. Quell'anno, va ricordato, Crosetto era tornato sul proscenio politico: da gennaio era di nuovo coordinatore del partito di Meloni, per poi candidarsi alle elezioni del 4 marzo. Diventato deputato, aveva deciso subito di dimettersi: per passione o per necessità (da parlamentare guadagna molto di meno che da lobbista) voleva tornare a lavorare per Aiad, Leonardo e altre sue controllate. Le sue dimissioni vengono accettate solo un anno dopo, nel 2019, quando lascia anche FdI. Quell'anno Leonardo gli ha versato “solo” 177 mila euro, ma nel 2020 la cifra schizza: con un contratto non più da dipendente a tempo determinato ma da lavoratore autonomo, incassa ben 593 mila euro. Che salgono ancora, come visto, nel 2021, a 618 mila euro.

Soldi, va specificato, guadagnati da Crosetto come persona fisica e non da società a lui riconducibili. Una precisazione necessaria visto che poche ore dopo la nomina a ministro il fondatore di FdI ha provato a mettere a tacere le accuse di conflitto di interesse spiegando di essersi «dimesso da amministratore di ogni società provata che legittimamente occupavo. Liquiderò ogni mia società (tutte legittime)». Nessun accenno, però, sulle consulenze e ai ruoli di dipendente o parasubordinato nell'industria della difesa italiana.

Il mediatore

Nulla si sapeva nemmeno dei compensi per la sua nomina a presidente di Orizzonte Sistemi Navali, società partecipata al 51 per cento da Fincantieri e al 49 per cento da Leonardo. Una joint-venture nata nell'am bito del programma italo-francese “Fremm” per la costruzione di fregate per la marina, e impegnata in altri progetti per costruire e vendere all'estero navi da guerra, unità anfibie e cacciamine. Da verbale del consiglio di amministrazione il presidente della spa dovrebbe prendere 12.750 euro l'anno, ma dai documenti letti da Domani Crosetto ha incassato da OSN, tra il 2020 e il 2021, oltre 140mila euro. Probabilmente grazie a emolumenti aggiuntivi.

È un fatto che la posizione di presidente fosse affatto onorifica: dopo mesi di contrasti durissimi tra l'ex l’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, e il suo omologo di Leonardo, Profumo, due anni fa Crosetto è stato scelto dai due antagonisti come mediatore di una società nata proprio come camera di compensazione tra i due colossi. Che rischiavano, contrapponendosi, si pestarsi i piedi e agevolare aziende straniere nelle gare, francesi in primis. Non è un caso che sia i generali dello stato maggiore sia il ministro uscente Lorenzo Guerini abbiano appoggiato la nomina dell'imprenditore.

«Sarà anche in conflitto di interessi, ma Guido è un galantuomo che difende il sistema Italia» conclude uno che lo conosce da anni, «da ministro lo farà ancora meglio».

 

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